La perdita di una persona cara è sempre un momento di dolore intenso e sconvolgente: anche se la morte fa parte della vita, quando accade ci travolge come un treno in corsa. Con il tempo, però, quel dolore inizia a farsi strada e siamo costretti ad affrontare una gamma di emozioni che fanno parte del naturale processo di elaborazione del lutto. Molti studi psicologici hanno individuato alcune fasi emotive ricorrenti che chi soffre tende spesso ad attraversare. Queste fasi non vanno intese come un percorso obbligato e rigidamente lineare, ma offrono uno schema utile per dare un senso a ciò che si sta vivendo. Proviamo a esaminare più nel dettaglio ciascuna delle 5 fasi dell’elaborazione del lutto, per capire meglio in cosa consistono e come si collegano tra loro.
Negazione (shock e rifiuto della realtà)
La negazione è spesso la prima reazione di fronte a un lutto importante. In questa fase la persona sente di non riuscire a credere a quanto accaduto, come se la perdita non fosse reale. È un meccanismo di difesa naturale: di fronte a un dolore così grande, la mente “anestetizza” le emozioni e rifiuta la realtà per qualche tempo.
Chi sta vivendo la negazione può apparire calmo, come sotto shock, oppure minimizzare l’evento. Questa temporanea incredulità ha uno scopo protettivo, perché attenua l’impatto emotivo iniziale permettendo di guadagnare tempo per affrontare il dolore. Man mano che le ore e i giorni passano, però, le difese iniziano a incrinarsi. Quando la realtà della perdita comincia a farsi strada nella coscienza, la fase di negazione tende a dissolversi e spesso lascia il posto a un’emozione intensa e travolgente come la rabbia.


Rabbia (dolore e senso di ingiustizia)
La rabbia rappresenta la seconda delle 5 fasi di elaborazione del lutto (così come descritto nel modello di Kübler-Ross). Dopo il torpore iniziale, infatti, esplode spesso un sentimento di collera e ribellione per la perdita subita. Ci si sente vulnerabili e impotenti, e la situazione appare profondamente ingiusta: in questa fase è comune cercare un colpevole su cui riversare il proprio dolore.
Si può provare rabbia verso sé stessi o verso altre persone, la vita, il destino o persino verso la persona scomparsa, proprio per averci lasciato. Questo stato d’animo può manifestarsi con irritabilità, sfoghi di ira improvvisi o risentimento generico verso il mondo.
È importante sottolineare che provare rabbia dopo un lutto è perfettamente normale. Fa parte del processo emotivo e, per quanto dolorosa per sé e per chi ci sta vicino, questa collera è in realtà un modo in cui la psiche tenta di dare un senso a ciò che è accaduto. Con il passare del tempo, infatti, l’energia della rabbia tende ad affievolirsi; il dolore, però, resta, e a quel punto la persona comincia a cercare istintivamente una via d’uscita da quella sofferenza insopportabile. Ed è in questo momento che si entra nella fase detta di contrattazione.
Contrattazione (ricerca di un senso)
La contrattazione – chiamata anche patteggiamento – è la terza fase classica dell’elaborazione del lutto. In questa fase la realtà della perdita è ormai chiara e la persona cerca in qualche modo di riprendere il controllo della propria vita di fronte al caos emotivo che sta vivendo. È come se la mente iniziasse a negoziare con sé stessa nel tentativo di alleviare il dolore e trovare una soluzione alla sofferenza.
Spesso la contrattazione si manifesta con una serie di “se” e “ma” e ci si chiede se si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare la morte. In altri casi, questa fase può tradursi nel tentativo di dare un senso alla propria vita dopo la perdita: si rivalutano le proprie priorità, si cercano nuovi stimoli o progetti da portare avanti ora che la persona cara non c’è più.
Durante la contrattazione, le emozioni oscillano molto: possono alternarsi momenti di apparente sollievo o speranza ad altri di tristezza profonda. È il segno che si sta iniziando a elaborare davvero la perdita, anche se non la si è ancora accettata del tutto. Quando pian piano ci si rende conto che nessuna trattativa mentale potrà cambiare la realtà subentra inevitabilmente una profonda desolazione. Si entra così nella fase della depressione.


Depressione (senso di vuoto e tristezza profonda)
La depressione è la quarta fase delle 5 fasi di elaborazione del lutto ed è probabilmente la più dura da attraversare. In questa fase cade ogni illusione residua: la perdita viene riconosciuta in tutta la sua durezza, e il dolore per l’assenza della persona cara diventa schiacciante. Ci si sente sopraffatti da una tristezza profonda e le giornate rischiano di essere spesso vuote e sconfortanti.
Chi affronta questa fase può sperimentare anche alcuni sintomi fisici oltre a quelli emotivi: ad esempio disturbi del sonno, cali di energie, mancanza di appetito o altri malesseri psicosomatici. Sul piano mentale ed emotivo domina la sensazione che nulla abbia più senso senza la persona scomparsa. Possono emergere pensieri di disperazione, senso di colpa e un sentimento di profonda solitudine.
In questa fase è frequente il pianto, a volte inconsolabile, così come il ritiro dalle normali attività quotidiane. Va detto che una certa quota di depressione è una risposta naturale di fronte a una grande perdita: attraversare questo “fiume” di dolore è necessario per poter, col tempo, approdare all’altra riva. Anche se in quei momenti può sembrare impossibile, gradualmente il peso emotivo diventa più tollerabile. Quando la sofferenza acuta inizia ad attenuarsi e si affaccia la possibilità di immaginare di nuovo un futuro, significa che ci si sta avvicinando all’ultima fase: l’accettazione.
Accettazione (ritrovare equilibrio e significato)
L’accettazione è la fase conclusiva del percorso di elaborazione del lutto. Accettare non significa affatto dimenticare la persona cara o cancellare il dolore provato, ma vuol dire riuscire finalmente a convivere con la perdita trovando un nuovo equilibrio nella propria vita.
In questa fase finale si interrompe il circolo dei sensi di colpa e della rabbia: la persona colpita dal lutto riconosce che quanto è accaduto purtroppo fa parte della realtà e che la vita deve continuare. Dopo un periodo di ritiro e apatia, ritorna l’interesse verso il mondo esterno e verso gli altri: ci si sente gradualmente più disponibili a riprendere le attività quotidiane, a cercare nuovi obiettivi o riscoprire significati che la vita può ancora offrire.
Spesso l’accettazione porta con sé anche una nuova consapevolezza: si comprende che il dolore provato può trasformarsi in una forma di amore duraturo verso chi non c’è più. La persona defunta trova posto nel nostro cuore e nei nostri ricordi in modo sereno, senza più riaprire una ferita ad ogni pensiero.


Le 5 fasi dell’elaborazione del lutto: un percorso personale
Parlare di fasi del lutto può aiutare a orientarsi tra le difficoltà, ma la realtà è come sempre molto meno ordinata. Le emozioni non seguono sempre uno schema preciso: somigliano piuttosto a onde, con alti e bassi improvvisi. Si può passare dalla rabbia al pianto nello stesso giorno, restare a lungo in una fase o non viverne affatto un’altra. Questo perché ogni lutto è unico e dipende da variabili personali, relazionali e di contesto.
Per descrivere il lutto sono stati proposti anche altri modelli: ad esempio, uno schema prevede quattro fasi principali – stordimento, struggimento, disorganizzazione e riorganizzazione – che nel complesso esprimono stati d’animo molto simili a quelli delle cinque fasi di Kübler-Ross. In tutti i modelli emerge comunque un percorso simile che parte da uno shock iniziale, attraversa la rabbia e il dolore profondo, e arriva infine a una forma di accettazione.
Il succo del discorso è che non esiste un tempo del dolore uguale per tutti. Nella maggior parte dei casi questo processo evolve da sé, ma a volte può bloccarsi e restare con noi per molto tempo. In queste situazioni è utile rivolgersi a un professionista che ci accompagni nel percorso, aiutandoci a sciogliere nodi che sembrano impossibili da superare.
Ecco alcuni suggerimenti pratici da tenere a mente:
- Datti tempo: il dolore non si supera con la forza di volontà, ma si attraversa poco alla volta, ognuno con i propri tempi.
- Accogli le emozioni: rabbia, tristezza, senso di colpa o sollievo: tutte sono legittime e parte del percorso.
- Non isolarti: condividere la sofferenza con chi ti è più vicino può aiutarti ad alleggerire il peso della situazione.
- Chiedi aiuto: rivolgersi a uno psicologo o a un consulente non è segno di debolezza, ma un gesto di cura verso te stesso.
Le 5 fasi di elaborazione del lutto, quindi, sono uno strumento utile per comprendere come il dolore ci attraversa e si trasforma. Quello che conta è vivere questa sofferenza passo dopo passo, fino a trasformarla in un ricordo che, pur nella nostalgia, può diventare fonte di forza e amore.
Contatta Onoranze Funebri San Vittore se vuoi avere più informazioni.









